Pensieri sparsi su un viaggio che ha letteralmente cambiato la mia vita. Pensieri sparsi sul Myanmar.
[Soundtrack consigliata: Intro – The XX]
Quello in Myanmar è stato sicuramente tra i viaggi più belli della mia vita. E’ arrivato in un momento particolare, non l’ho cercato e l’ho vissuto in maniera totalmente diversa da tutti i viaggi fatti in precedenza. Mi piace pensare che io e il Myanmar ci siamo un po’ scelti e poi incontrati con il cuore in agitazione come ad un appuntamento al buio. Sapevo poco di lui e dopo aver prenotato un lunghissimo volo ho iniziato a leggere, a conoscerlo, ad intristirmi con la sua storia, a chiedermi cosa avrei trovato in una terra così lontana e diversa. Oggi scrivo questo mio primo post sul Myanmar proprio per cercare di farlo conoscere un pochino anche a voi, per provare a rispondere alle domande che io stessa mi sono posta prima di partire, per darvi una leggerissima preparazione ad un viaggio che non potrà non segnare in qualche modo la vostra vita.
CENNI STORICI
Se si decide di partire per il Myanmar è secondo me fondamentale conoscere un pochino della sua storia. Stiamo parlando infatti di una terra che ha vissuto per oltre 50 anni sotto ad un implacabile dominio militare, che ha vissuto in isolamento oltre che politico specialmente economico, diventando uno tra i Paesi più poveri e degradati del Pianeta. Solo negli ultimi anni la Birmania è riuscita ad uscire lentamente da questo stato di chiusura con il mondo grazie soprattutto ad una grande donna: Aung San Suu Kyi, figlia del generale Aung San e guida della Lega Nazionale per la Democrazia. Questa donna si è battuta e si batte ancora per la libertà del suo Paese, per la non violenza, per i diritti umanitari. Ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 1991 e ancora oggi è in prima fila sulla scena politica di un Myanmar che sta letteralmente nascendo di nuovo, con le prime vere elezioni libere ottenute solo nel 2015, non senza difficoltà. Pensate che per ostacolare il cammino di Aung San Suu Kyi, che ha già scontato molti anni di prigionia, il governo militare birmano ha istituito una legge ad hoc che le impedisce la Presidenza perché madre di figli non birmani (suo marito è infatti britannico). Questo è solo una minima infarinatura che vuole provare a farvi capire come il Myanmar sta reagendo oggi all’apertura che sta vivendo nei confronti del mondo. Un’apertura impaurita ma, soprattutto, incuriosita.
COSA ASPETTARSI
Tutto ciò che scrivo non renderà mai l’idea ed ogni esperienza è soggettiva, ma sento di dirvi che ci vuole un discreto spirito di adattamento. Il Myanmar è fondamentalmente una terra semplice, dove il poco basta per essere felici. Ho incontrato occhi tristi, è vero, ma quelli scintillanti di gioia che ho incrociato sono stati decisamente più numerosi. I 15 giorni vissuti lì mi sono sembrati 3 mesi. C’è tanta ma tanta sporcizia, ci sono pochi servizi, sono troppi i cani magri e randagi e non esiste codice della strada. Non c’è segnaletica (il primo semaforo l’ho beccato a Mandalay dopo 13 giorni di viaggio), si sorpassa a destra e a sinistra, i motorini impazziti sfrecciano con anche 5 persone a bordo (senza casco), oltre alle auto in strada ci sono buoi, bufali e mandrie di pecore, non esistono strisce pedonali e c’è un incredibile abuso di clacson. Le condizioni igieniche sono davvero precarie (soprattutto per questo motivo che consiglio con il cuore una buona polizza viaggio) e ho assistito a visite mediche ad opera di volontari eseguite all’aria aperta in campi polverosi.
Ho conosciuto popoli che vivono su palafitte di legno e visto persone lavarsi nelle acque marroni del Lago Inle, ho visto orti di pomodori galleggianti e visto ragazzine che si avvicinavano per chiedermi una foto o il permesso di toccarmi i capelli chiari. Ho mangiato cibo piccantissimo, fatto i bisogni in servizi pubblici scavati nella terra in compagnia di ragni e lucertole, ho lavato innumerevoli volte i piedi diventati ormai neri dopo aver camminato scalza nei templi. Mi sono quasi sentita male nel sentire certi odori terribili provenire dai mercati locali e, camminando, ho schivato migliaia di sputi di betel per terra (si tratta di una foglia che viene regolarmente masticata in un composto insieme a calce e tabacco e che rende bocca e denti rossi e marci. E’ un qualcosa di paragonabile alla nostra sigaretta, crea dipendenza e viene masticata e regolarmente sputata a terra o nelle sputacchiere).
Ma tutto questo passa decisamente in secondo piano quando inizi a vedere per davvero la meraviglia che ti circonda e familiarizzi con un popolo a dir poco straordinario. Le bellezze del Myanmar sono ben oltre ogni aspettativa e mi viene una stretta al cuore ripensando a tutti i sorrisi che ho ricevuto e a ciò cui ho assistito. Ho visto uomini arrampicarsi in cima alle palme senza alcuna protezione per raccoglierne i frutti e donne lavorare i delicatissimi fiori di loto. Ho condiviso un pasto insieme ai bimbi di una scuola monastica, rigorosamente senza posate, mi sono emozionata con l’alba a Bagan e ho pianto di gioia quando una bimba con cui ho giocato in un orfanotrofio mi ha inseguita correndo per chiedermi un ultimo abbraccio. Ho cucinato piatti birmani in pentole alimentate a carbone con Lesly&Sue, sono stata colta da una pioggia torrenziale durante il festival delle mongolfiere di Taunngyi e ho raccolto la plastica insieme ai ragazzi di Bagan Plastic Campaign. Ho ricevuto la benedizione di un monaco, evitato le scimmie dispettose di Powintaung e sono pure riuscita a farmi dare un breve passaggio in motorino da un local per raggiungere la seconda statua del Buddha più alta del mondo (Maha Bodhi Tataung).
Ho lasciato il Myanmar con gli occhi pieni di luce nuova ma soprattutto con la consapevolezza ancora più forte di quanto un viaggio ecosostenibile e solidale possa arricchire maggiormente l’anima e ogni piccola fibra del nostro essere. Sono tornata più ricca che mai e l’unico e solo consiglio che mi resta da darvi per un viaggio in Myanmar è… prenotate un viaggio in Myanmar. Senza dubbi.
6 Comments
Sono viaggi che ti segnano profondamente in Paesi di una bellezza struggente. Hai fatto bene a raccontare che non è tutto rose e fiori e bellezza. Mi incuriosisce tantissimo. Ti seguo nel racconto.
Bellezza struggente.
Penso si addica benissimo al Myanmar questo tuo pensiero Fabio, e te ne ringrazio fortemente.
Ti abbraccio!
Ho letto con il soundtrack da te consigliato in sottofondo. Che devo dirti più di quello che già non ti ho detto? Penso che solo un’anima bella può descrivere un luogo con tanta emozione. E le foto… che dire delle foto! Sei stata la prima blogger che ho iniziato a seguire e sempre con affetto e stima ti seguirò. La Birmania… non smetterà mai di stupirmi la povertà dei popoli che nemmeno pretendono, come se non sapessero l’altro che c’è e che noi reclamiamo ogni giorno, E capisco quanto vivere di semplicità possa anche bastare. Ovviamente questo pensiero non tiene conto del fatto che a troppa gente vengono negati i diritti essenziali. Troppe parentesi possono aprirsi, tante riflessioni. Oppure basta sospendere il pensiero e vivere l’attimo, così come un vero viaggiatore sa fare.
Cara Tiziana,
tu hai sempre questo bellissimo potere di scaldarmi il cuore. Non ci conosciamo personalmente eppure sento il tuo affetto autentico ogni volta che mi rivolgi una delle tue splendide parole. E lo trovo meravigliosamente incredibile.
Hai ragione, ci sarebbero davvero tante parentesi da aprire, sono appena rientrata dal Senegal e sono in fase di metabolizzazione anche di questo viaggio. L’Africa e l’Asia sono Paesi totalmente differenti, ma la semplicità delle piccole cose è comune e riesce sempre a stupirmi, passo dopo passo. Non posso far altro che imparare da questi popoli, fare mio ciò che mi hanno insegnato con una parola o un gesto.
E io auguro a me e te di continuarare ad abbracciare il mondo così, a cuore aperto e piedi scalzi. 🙂
Ti abbraccio fortissimo!
Mi sono presa del tempo per leggere questo post che aspettavo da tanto tempo. Ho avuto bisogno di essere da sola con me stessa, nel silenzio interrotto solo dalla colonna sonora da te suggerita. Ho avuto bisogno di vedere il Myanmar attraverso i tuoi occhi con le tue foto e attraverso i tuoi pensieri con le tue parole.
E’ incredibile quanto un viaggio possa segnare l’anima di una persona e capisco perchè hai tenuto gelosamente custoditi dentro di te questi ricordi in questi mesi. Nel momento in cui inizi a scrivere e condividere quello che hai visto e vissuto, è come se un po’ lasciassi andare i pensieri che improvvisamente non sono più soltanto tuoi.
Però ti ringrazio, perché sei riuscita a farlo regalandoci queste emozioni profonde che toccano l’animo.
Sei una persona meravigliosa e non vedo l’ora di leggere tutto il resto.
Ti voglio bene Amica.
Amica mia, sei speciale.
Te l’avrò detto un milione di volte ma non mi stancherò di farlo.
Grazie per aver ritagliato questo tempo per me. Per aver aperto il tuo cuore durante la lettura. Per aver compreso come sempre ogni mia emozione, per averla fatta tua, per avermi donato un altro pezzettino di te.
Sorelle per scelta, lo diciamo sempre, e non sai quanto questo possa rendermi felice!
Ti adoro davvero :*