Asia

Monte Koya: la mia notte in un tempio Buddista

[Soundtrack consigliata: To Build a Home – The Cinematic Orchestra]

Sto cercando di familiarizzare con il mio vassoio ricco di pietanze sconosciute quando ecco entrare in sala questa vecchina sorretta da un ragazzo. Lei è curva sul suo bastone, gli occhi sono due fessure e, nonostante l’anzianità, i suoi capelli sono di un nero corvino. Lentamente si sistema su una sedia sgangherata, afferra un microfono attaccato ad una cassa malridotta e regala a noi commensali un sorriso senza denti. Mi trovo in un tempio buddista a 900 metri d’altitudine, sul Monte Koya, inginocchiata sul pavimento concentrata nello sforzo di afferrare il riso con le bacchette. Bacchette che si fermano a mezz’aria nel momento in cui questa dolce vecchina inizia a raccontare impetuosamente e in un perfetto inglese la storia della sua vita e del tempio in cui ci troviamo: il Rengejo-in.

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Sul Monte Koya ci sono arrivata da Kyoto in circa 3 ore di viaggio: un treno fino ad Osaka, un altro treno fino alla stazione di Gokurakubashi, una funicolare fino alla sommità del monte e infine un autobus per il tragitto dalla stazione al tempio dove ho deciso di trascorrere la notte. Lasciamo le scarpe all’ingresso e un monaco paffuto ci accoglie spiegandoci le regole del luogo: i bagni sono pubblici, il bagno caldo si può fare solo dalle 19 alle 20 nelle vasche comuni, la cena è rigorosamente vegana e viene servita alle 17.30, la preghiera al mattino è alle 5.30. Vige la regola del silenzio e il tempio è meraviglioso con quel suo giardino zen custodito all’interno come una gemma preziosa. La nostra camera ha le pareti sottilissime, di carta, e come arredamento ha solo un tavolino basso con una coperta termica, due futon per dormire e una stufetta per proteggersi dal freddo pungente. Io la trovo bellissima.

temple

futon

La notte trascorsa dentro al tempio è fredda e surreale: la mia prima volta dentro ad un futon indossando lo yukata, risvegliata dalle campane che alle 5 del mattino mi ricordano che è l’ora della preghiera. Il tempo di sciacquare il viso, infiliare il cappotto e raggiungere a piedi nudi la sala della preghiera. Siamo in pochi, tutti inginocchiati nella penombra, e il profumo di incenso è penetrante. La litania dei monaci entra in testa anche se le parole sono tutte difficili e sconosciute e la cosa più incredibile è che nonostante il gelo sento un lento tepore pervadere il corpo. Piano piano. E’ il preludio della mia incredibile giornata al Koyasan, il nome dato al monte dai giapponesi.

lanterne

Il Koyasan è un monte sacro in Giappone: è il luogo scelto da Kōbō-Daishi, il “Gran Maestro”per istituire il suo tempio Kongōbu-ji, che ospita il giardino zen più grande di tutto il Giappone. Un giardino che ti fa capire veramente cosa significhi la perfezione: ogni granello di sabbia è al posto giusto, ogni pietra è incastrata e l’insieme è così armonico da sembrare irreale.

Kongōbu-ji

kongobu-ji-tramonto

giardino-zen

Il complesso Danjo-Garan lo visito poi sotto una pioggia scrosciante. Ancora ricordo l’autista del bus che, prima di scendere, ci presta un ombrello trasparente e ci chiede di restituirlo poi in stazione. C’è un’aria cupa e grigia ma il Konpon Daito (la “grande pagoda”) squarcia il cielo con tutto il suo arancione splendore, mentre il grande Buddha Cosmico riposa al suo interno. Tutto intorno, tantissimi templi da visitare con lentezza. Mi guardo intorno e mi accorgo che siamo praticamente soli.

Konpon-Daito

Konpon Daito

Danjō-garan

Il cuore del Koyasan, però, è senza dubbio l’Oku-no-in. Uno dei luoghi più sacri dell’intero Giappone. Un enorme cimitero protetto da altissimi cedri secolari, così alti da bucare il cielo. Qui riposano le spoglie del Kōbō-Daishi insieme a quelle di migliaia di altre persone: nessuno mai è riuscito a contare le tombe presenti in questo immenso spazio, ma si è certi siano più di 200mila. La sacralità del luogo è palpabile, il muschio ricopre ogni cosa, l’atmosfera è silenziosa e decisamente mistica e il tutto si intensifica appena si giunge al ponte Gobyo no Hashi: ci si inchina a mani giunte, lo si attraversa e, da quel momento in poi, sarà vietato mangiare, bere e fotografare.

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oku-no-in

okunoin

Al di là del ponte vi è sulla sinitra la pietra di Miroku e l’invito è quello di provare a spostarla con una sola mano: la leggenda dice che più la tua anima è buona, più sentirai leggera la pietra. Un sentiero conduce poi al meraviglioso Padiglione delle Lanterne dove centinaia di piccole fiamme illuminano magicamente gli spazi donando una sensazione di pace assoluta; c’è chi è pronto a giurare che alcune di queste lanterne siano vive da oltre 900 anni e che non abbiano alcuna intenzione di spegnersi. Si arriva, infine, al Gobyo: è il Mausoleo del Kōbō-Daishi, inaccessibile ad ogni essere vivente. E’ qui infatti che il Maestro si trova in meditazione eterna, vegliando sulle anime dei defunti; al suo ingresso vengono lasciati i pasti, offerti in cambio della sua protezione. Visitare l’Oku-no-in è un’esperienza forte e incredibilmente toccante: i miei occhi ancora non realizzano di essere stati spettatori di un qualcosa di così sacro e poetico e non so cosa darei per poter rivivere in questo istante tutta la pace vissuta lassù, sul monte sacro del Giappone.

Non esistono morti nell’Oku-no-in, ma solo degli spiriti in attesa

koyasan

Informazioni utili:

  • Trascorrere una notte in un tempio non è economico ed è bene prenotare con largo anticipo per essere certi di trovare posto. Il prezzo può variare dalle 90 alle 120 euro a persona a notte, cena e colazione vegane incluse; personalmente ho prenotato tramite Japanese Guesthouses e mi sono trovata benissimo.
  • Il Japan Rail Pass non copre tutte le tratte che portano al Koyasan; il modo più rapido per raggiungerlo è partire dalla stazione Namba di Osaka, prendere il treno fino a Gokurakubashi e da lì salire sulla funicolare che vi porterà in cima al monte (la vista durante il tragitto è meravigliosa!). Una volta arrivati troverete facilmente il bus che vi lascerà al tempio che avete prenotato per la notte. Personalmente ho acquistato il World Heritage Ticket che include tutti i trasporti a/r da Osaka e l’utilizzo dei bus al Koyasan, più sconti per gli ingressi nei vari templi.

17 Comments

    • Grazie per il meraviglioso complimento!
      Siete carinissimi, come sempre.
      Riusciremo ad incontrarci prima o poi? 🙂
      Un abbraccio!

  1. FRANCESCA GARGIULO Reply

    Leggendo il tuo articolo sono stata pervasa da una profonda pace interiore……leggerti e’ meraviglioso …come se avessi vissuto personalmente il “tuo ” viaggio ricco di emozioni! Grazie e ricordati che ti adoro!!!

  2. Che esperienza fantastica dev’essere !
    Ci fai sempre sognare Farah !
    Ciao ciao
    Max

  3. Con post belli ed emozionanti come questo riaffiora tutto il mal di Giappone che cerco di tenere sotto controllo da due anni a questa parte. Un’ esperienza spirituale raccontata in modo delicato ed empatico come pochi sanno fare, mi sembrava di stare nel Tempio con quella vecchina che raccontava. Complimenti Farah, di cuore! Valentina

    • Valentina, grazie per questo commento meraviglioso. Sono stata in Giappone ormai 1 anno fa e temo di conoscerlo questo mal di Giappone di cui parli… e ho ancora così tanti ricordi da far uscire dal cassetto!
      Sono davvero felice che ti sia piaciuto questo racconto, le tue parole arrivano dritte dritte al cuore.
      Un forte abbraccio!

  4. Bellissima esperienza che ho rivvisuto in questo tuo post! Sempre bello leggerti sul Giappone! 🙂

    • Patrick, lo sai che detto da te vale almeno il triplo! 🙂
      Grazie mille, soprattutto per avermi consigliato un’esperienza così speciale!

  5. Pingback: Viaggi nel Cassetto Il mio viaggio in Giappone: video e itinerario - Viaggi nel Cassetto

  6. ritorno a leggere di questo posto e mi accorgo di non aver lasciato un commento… un sogno *.*

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