Silenzio: questa era la parola d’ordine della Certosa di Calci e dei monaci che l’hanno abitata. Ecco la loro storia, ambientata nella splendida Toscana.
[Soundtrack consigliata: Le vent nous portera – Noir Désir]
Avere un blog di viaggi è meraviglioso. Vivi delle esperienze, positive o negative che siano, e poi cerchi di raccontarle aiutandoti con le immagini. Magari alla fine si riesce pure a conquistare la vittoria più grande: far viaggiare con la mente. Ma esiste un potere ancora più grande. Chi ha un blog di viaggi può aiutare a far conoscere quei luoghi che hanno bisogno di frantumare il silenzio che li circonda. Chi ha un blog di viaggi, nel suo piccolo, può aiutare a dare risalto a bellezze offuscate dalla trascuratezza e, perché no, suscitare in qualcuno la voglia di vederli dal vivo questi tesori nascosti. Io ci voglio provare parlandovi di una bellezza elegante e sontuosa la cui storia mi ha totalmente incantata: è la Certosa di Calci, a pochi km da Pisa, in Toscana.
La Certosa è avviluppata dal paesaggio circostante, che ho avuto la fortuna di osservare vestito d’autunno. Varcato il cancello si accede ad un grande cortile dove decine di gatti si crogiolano al sole e la lunga facciata cattura immediatamente lo sguardo. L’edificio, risalente al 1366, è diviso oggi in 2 parti: il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa (che mi sono ripromessa di visitare) e la Certosa Monumentale utilizzata fino al 1972 dai monaci certosini. Gli ambienti come la Chiesa, le varie cappelle, il chiostro, il refettorio e le celle dei monaci sono conservate perfettamente ed è proprio qui che ho avuto modo di scoprire come si svolgeva la loro vita, trascorsa nella clausura totale.
Il silenzio
Silenzio: questa era la parola d’ordine. I monaci erano uomini provenienti da famiglie abbienti e facoltose e, tra le mura della Certosa, non si rivolgevano parola. Ognuno viveva nella propria “cella” che di cella ha ben poco. Veri e propri appartamenti anche molto grandi, con piccoli orti da coltivare e angoli per la preghiera. Arredamento modesto e austero, tanta luce e una finestrella posta accanto alla porta d’ingresso per ricevere a metà mattina l’unico e lauto pasto del giorno. Nella camera da letto una piccola feritoia che serviva per controllare che il religioso fosse ancora in vita nel momento in cui questi tardava nel presentarsi durante le ore di preghiera. Anche in caso di malori o problemi di salute, infatti, era vietato esprimersi. La sofferenza si viveva in solitudine e, ancora una volta, in silenzio.
Gli unici momenti in cui ai monaci era concesso parlare e confrontarsi con altri monaci, erano le ore dopo il pranzo della domenica. Ci si incontrava nel cortile e, a turni e a coppie di 2, era possibile finalmente raccontarsi l’un l’altro. Durante gli altri giorni della settimana, negli attimi di vita comune, per comunicare si utilizzava infatti la bacheca delle prescrizioni, dotata di “etichette” estraibili.
La vita e la morte dei monaci
I monaci non erano tutti uguali: vi erano i padri e i conversi. Questi ultimi, oltre alla vita di preghiera, si dedicavano anche ai lavori manuali e non vivevano in celle ma in camerate poste al piano superiore della Certosa. Questa suddivisione si nota anche nel Cimitero posto all’interno del Chiostro: da un lato i padri, dall’altra i conversi. A distinguerli vi è solo una croce, ma il destino è identico per tutti. Chi decide di votarsi a Dio e ritirarsi in clausura all’interno di una Certosa, dovrà anche morire tra le sue mura e rimanervi, quindi, in eterno.
La Chiesa della Certosa di Calci
La divisione tra padri e conversi si ripercuote anche nell’architettura della Chiesa della Certosa di Calci, aperta al pubblico solo il 6 Ottobre in onore di San Bruno. Una volta varcato l’ingresso, a differenza di tutte le altre Chiese, troverete un alto muro riccamente decorato. Questa sorta di anticamera è per i conversi mentre il corpo centrale dell’edificio è per i padri, soggetti ad ore di preghiera molto più rigide.
L’interno della Chiesa è semplicemente splendido. Decori, stucchi, affreschi, marmi. L’arte ti circonda e abbraccia in una lenta danza che prosegue poi nelle varie Cappelle (12 in totale, come il numero massimo dei padri che hanno vissuto qui), nel Refettorio, nell’Appartamento del Priore, nella Foresteria Granducale. Un consiglio: dopo aver fissato tutte queste meraviglie con il naso all’insù, guardate verso il basso. I pavimenti sono originali e quelli delle cappelle in particolare regalano interessanti giochi prospettici che hanno ispirato artisti del calibro di Escher.
Prima di lasciare la Certosa, non dimenticate di visitare anche l’antica Farmacia del ‘700: qui i conversi preparavano unguenti e medicinali e una delle bilance è ancora perfettamente tarata al milligrammo. Ho adorato questa stanza.
Rigore. Meditazione. Dedizione. Pace. Io in questo luogo ho respirato tutto questo e anche molto di più, un qualcosa che è difficile da descrivere con le parole. In alcuni istanti mi è quasi sembrato di sentire i passi dei Padri Certosini rimbombare nel silenzio di quel chiostro, di poterli vedere immersi nella loro profonda preghiera. Penso alla loro vita fatta di poche e semplici cose, penso a quanto è lontana dalla mia. Dalla nostra. Penso a quante cose è bello scoprire viaggiando, anche a pochi passi da casa. E penso che non posso far altro che ringraziare #SGTtour per avermi dato la possibilità di arrivare in questo posto, nel quale non vedo l’ora di tornare.
6 Comments
Bellissimo post, molto molto interessante !
Ed hai ragione, la vittoria più bella per noi è quella di far viaggiare con la mente…
E tu sei… la Serena Williams del caso… 😉 (amo il tennis e credo il paragone regga )
Ciao ciao
Max
Max, con questo paragone mi hai regalato un sorrisone che non immagini!
Grazie mille, lo prendo come un super complimento 🙂
Ho abitato due anni a Pisa e ho visto la Certosa sempre e solo da fuori -.- è bellissima! Devo andare a visitarla la prossima volta!!
Prima di partire per il tour leggevo commenti entusiasti sul programma, in particolar modo sulla Certosa di Calci… ora ne capisco il motivo!
Splendida, devi proprio visitarla 🙂
Sai quanto bassa sia la mia capacità di emozionarmi a cospetto delle chiese.. Ma sono sicura che questo posto mi conquisterebbe! Grazie per avercela raccontata!
Sai quanto io possa capirti… sono solo 3 le Chiese in giro per l’Europa che mi hanno veramente colpita… ma la Certosa di Calci merita un discorso a parte. E’ unica.
Grazie a te! <3